martedì 24 luglio 2012

Nati con la camicia
(una qualsiasi, stanno da paura comunque)



Lei è indubbiamente la più chic di Viterbo.
Lui, invece, è il #1.



Si sono presentati così venerdì sera, sembravano usciti da Vogue. Una macchia di colore, una ventata di stile dopo una settimana grigia. Calda, ma grigia. E peccato che The Sartorialist non fosse nei paraggi, ma mi sa che non bazzica tanto nella Tuscia.



Mi è stato rimproverato di aver dato spazio solo ai ventenni fino ad ora. Che se lo meritavano, per carità, ma sempre e solo giovanissimi. E invece stavolta tocca a loro, agli over 30. Ma generalizzare non è nel mio stile, ecco perché, come si suol dire, li ho scelti nel mazzo. Gli over 30 di oggi sono Giulia B. e Andrea R., gente che la classe ce l'ha nel dna. Gente che non sa neanche cosa siano le cadute di stile, che è sempre perfetta sia in low cost che in expensive. Gente che era figa anche quando andavano di moda le spalline o i maxi pull di Iceberg, per capirci. 



Fate conto che lei, Giulia, riesce ad essere al top anche con la tuta. Che a vestirla sia Zara, come in queste foto, o Trussardi fa sempre la sua figura. E se dovessi associarla ad una parola, questa non potrebbe che essere FINEZZA.



Fate conto che lui, Andrea-per gli amici-Rinal, invece, è l’opposto di Giulia. Anche lui non sbaglia un outfit e se vi serve un consiglio per l’abito giusto fategli uno squillo (sempre che troviate libero), ma la parola che ho scelto per lui è IMPREVEDIBILE. Se un giorno lo beccate in un Gucci su misura, il giorno dopo lo potreste trovare con una stampa Happiness a stelle e strisce. Sì, quella della foto.

With LoVe,
F.







giovedì 19 luglio 2012

Non amate il balletto? Peggio per voi




Silenzio in sala. Concentratevi. Parte la musica.




Ecco. Vi siete emozionati?
Certo, vederlo dal vivo e sentire le punte scricchiolare sul palco fa tutto un altro effetto. E ieri sera era proprio la serata adatta. Non al Bolshoi, non all’Hermitage, proprio qui, a Viterbo, a due passi da casa. In scena, sotto la loggia di Palazzo papale, proprio loro, la Compagnia del Balletto di San Pietroburgo, che ha danzato di fronte a cinquecento persone, all’aperto, nell’ambito del TusciaOpera Festival. Un classico: il Lago dei Cigni. Un incanto, questa è la parola chiave.


Trentadue ballerini, tre atti, due ore e più di volteggi, pirouettes con doppi giri en attitude e tours fouettè finali da far girare la testa. Lei, la prima ballerina Anastasia Kolegova, cigno bianco e cigno nero, è stata immensa. Perfezione russa. 


Tutte le bambine dovrebbero essere iniziate alla danza, quella classica. E se un giorno avrò una figlia la intorterò con la storia del tutù e delle punte, che poi magari non indosserà mai perché si stuferà prima di tutta quella disciplina. Oppure, chissà, diventerà la nuova Anastasia.  










venerdì 13 luglio 2012

Ciao Gianni-icona-Versace



“Con la morte di Gianni Versace l’Italia e il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività”.
Ipse dixit l’amico Franco Zeffirelli.


L’OMICIDIO - E’ il 15 luglio del 1997 quando Gianni cade a terra sulla scalinata dell’ingresso di Casa Casuarina, a Miami, colpito prima alla nuca e poi al viso quando era già terra. E' morto poche ore dopo al Jackson Memorial Hospital. Aveva 50 anni. Un’esecuzione vera e propria che la polizia attribuì al venticinquenne filippino Andrew Phillip Cunanan, gay, forse marchetta di lusso, forse killer professionista, forse assassino di altre quattro persone, che si suicidò otto giorni dopo perché la polizia aveva scoperto il suo nascondiglio. L’omicidio di Versace è stato inserito dal Time nella classifica dei “Venticinque maggiori crimini del secolo”.


IL FUNERALE - Al Duomo di Milano, fu impedito che venisse nominato nella funzione il compagno Antonio d’Amico. Donatella disse al Corriere della Sera che erano state le autorità ecclesiastiche a mettere il veto. E Antonio, infatti, quel giorno stava in un angolo, con la bocca cucita, senza poter dire nemmeno una parola in ricordo del compagno di una vita, con cui viveva in simbiosi dal 1982. Elton John dichiarò: “Una Messa ingessata,il prete volle controllare anche i testi dei salmi che avremmo voluto cantare io e Sting. Fu un’esperienza orribile”.


L’EREDITA’ – Un capitolo forte. Il testamento olografo redatto nel 1996 annullò quello del 1990. Il ’96 era stato anno particolare: Gianni aveva vinto la sfida con un tumore e era tornato a lavorare con più entusiasmo di prima. E’la sua “Little Princess” Allegra, la figlia di sua sorella Donatella e del modello Paul Beck, ad ereditare il 50% dell’impero della Medusa. Aveva 11 anni all’epoca. Aveva assistito al primo defilè quando aveva pochi giorni di vita, aveva sfilato per la prima volta a otto anni e andava in vacanza con Naomi Campbell. Zio Gianni la definiva “Il futuro della nostra dinastia”. La adorava. Fece anche confezionare da Hermès una Kelly in miniatura, solo per lei, uno dei tanti regali costosissimi. Ad Allegra è andata la metà delle azioni Versace, a sua madre Donatella il 20% e all’altro zio, Santo, il 30%. Tagliati fuori i due figli di Santo, Gianni aveva nominato nel testamento anche il suo compagno Antonio e il fratello minore di Allegra, Daniel, che all’epoca aveva otto anni. Al primo lascia un assegno mensile di 50 milioni di lire e il diritto di vivere nelle case di Milano, Miami e New York. Al secondo numerose opere d’arte di grande valore, tra cui spiccano quadri di Leger e di Picasso.



Allegra, spente le diciotto candeline posizionate sulle diciotto torte durante la sua mega festa all’Alcatraz, è entrata in possesso delle quote. Ma è a venticinque anni che si convince a partecipare attivamente nel Cda. “Me lo ha chiesto mamma”, dirà.


ANTONIO D’AMICO – “Donatella non mi ha mai amato, neppure negli anni in cui sono stato con Gianni e mi piacerebbe che Allegra, per cui ero zio Antonio, un giorno mi facesse una telefonata”. Per i dissapori con la famiglia Versace ha rinunciato a una parte dell’eredità, è stato allontanato dalla Maison e ancora non crede alla storia del mitomane identificato come autore dell’omicidio: “L’indagine è stata chiusa troppo in fretta". Ha un nuovo compagno (da sette anni), Alberto, che ogni tanto chiama “Gianni” per errore e una nuova vita. Ha passato momenti difficili,la depressione lo aveva portato a tentare anche il suicidio, nel 2002, con un cocktail di tranquillanti. Ma Gianni rimane comunque un pensiero fisso.



Sono passati già quindici anni dal giorno della sua morte. Ma il mondo della moda non se ne fa ancora una ragione.Gianni resterà nella storia, per sempre. Uno stilista con il suo estro lo devono ancora inventare.
Rip, Gianni-icona-Versace.




mercoledì 11 luglio 2012

Re Giorgio: 78 anni e non sentirli



Giorni intensi nel mondo della moda: Altaroma, Alta moda a Taormina, la finale di Vogue-Who is on next e l’annuncio delle prossime Vogue Fashion Night Out (Milano 6 settembre, Roma il 13 e Firenze il 18), ma questa settimana ricorrono due anniversari impossibili da dimenticare. Oggi, 11 luglio, Re Giorgio Armani festeggia 78 primavere. Domenica, 15 luglio, il mondo ricorderà invece Gianni Versace, nel quindicesimo anniversario della sua morte. Ma di questo parlerò nel prossimo post.

Per ora concentriamoci sul Re. Piacentino, icona dello stile italiano all’estero, ambasciatore per eccellenza del mantra “Lo stile non ha tempo”, ha fatto e fa storia. Anticonformista dello spirito classico ha rivoluzionato la moda maschile con le sue giacche destrutturate (ha eliminato i supporti interni, spostato i bottoni e modificato le proporzioni), diventate ormai un must. Come non ricordare i costumi di scena di American Gigolo indossati da Richard Gere? L’America, da lì, l’ha adottato. 


Blu, grigio, bianco, nero e beige. Tonalità sobrie che continua a proporre da quarant’anni. Uno stile inconfondibile anche nei colori, oltre che nelle linee. E ha criticato i colleghi che, con la scusa dello chic, vendono abiti brutti facendoli passare per capi di tendenza perché “alla moda del nudo sono contrario: un buon sedere è un buon sedere, ma per chi crea vestiti il nudo è autodistruzione”.




Sono sincera. Non l’ho mai amato tanto. A lui ho sempre preferito Gianni Versace, se devo tornare indietro con la memoria alle Icone con la i maiuscola. Ma di lui ci sono sfumature che non possono non essere apprezzate. La continuità. Si è sempre reinventato Re Giorgio, ha creato e firmato di tutto nella vita, dalle divise sportive all’arredamento, dal make up alla ristorazione. La professionalità. Colpito da un’epatite da intossicazione pochi anni fa, Giorgio Armani non si è mai fermato: “Per uno come me è difficile farsi da parte anche se sta male. Perché io non delego e quando delego, controllo e mi voglio occupare di tutto”. E la classe. “Eleganza non significa essere notati, ma essere ricordati”.