Giorni
intensi nel mondo della moda: Altaroma, Alta moda a Taormina, la finale di Vogue-Who
is on next e l’annuncio delle prossime Vogue Fashion Night Out (Milano 6
settembre, Roma il 13 e Firenze il 18), ma questa settimana ricorrono due
anniversari impossibili da dimenticare. Oggi, 11 luglio, Re Giorgio Armani
festeggia 78 primavere. Domenica, 15 luglio, il mondo ricorderà invece Gianni
Versace, nel quindicesimo anniversario della sua morte. Ma di questo parlerò
nel prossimo post.
Per
ora concentriamoci sul Re. Piacentino, icona dello stile italiano all’estero,
ambasciatore per eccellenza del mantra “Lo stile non ha tempo”, ha fatto e fa
storia. Anticonformista dello spirito classico ha rivoluzionato la moda
maschile con le sue giacche destrutturate (ha eliminato i supporti interni, spostato
i bottoni e modificato le proporzioni), diventate ormai un must. Come non
ricordare i costumi di scena di American Gigolo indossati da Richard Gere? L’America,
da lì, l’ha adottato.
Blu,
grigio, bianco, nero e beige. Tonalità sobrie che continua a
proporre da quarant’anni. Uno stile inconfondibile anche nei colori, oltre che nelle linee. E ha criticato i colleghi che, con la scusa dello
chic, vendono abiti brutti facendoli passare per capi di tendenza perché “alla
moda del nudo sono contrario: un buon sedere è un buon sedere, ma per chi crea
vestiti il nudo è autodistruzione”.
Sono
sincera. Non l’ho mai amato tanto. A lui ho sempre preferito Gianni Versace, se
devo tornare indietro con la memoria alle Icone con la i maiuscola. Ma di lui ci
sono sfumature che non possono non essere apprezzate. La continuità. Si è
sempre reinventato Re Giorgio, ha creato e firmato di tutto nella vita, dalle
divise sportive all’arredamento, dal make up alla ristorazione. La
professionalità. Colpito da un’epatite da intossicazione pochi anni fa, Giorgio
Armani non si è mai fermato: “Per uno come me è difficile farsi da parte anche
se sta male. Perché io non delego e quando delego, controllo e mi voglio
occupare di tutto”. E la classe. “Eleganza non significa essere notati, ma
essere ricordati”.
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