Silenzio
in sala. Concentratevi. Parte la musica.
Ecco.
Vi siete emozionati?
Certo,
vederlo dal vivo e sentire le punte scricchiolare sul palco fa tutto un altro
effetto. E ieri sera era proprio la serata adatta. Non al Bolshoi, non
all’Hermitage, proprio qui, a Viterbo, a due passi da casa. In scena, sotto la
loggia di Palazzo papale, proprio loro, la Compagnia del Balletto di San
Pietroburgo, che ha danzato di fronte a cinquecento persone, all’aperto,
nell’ambito del TusciaOpera Festival. Un classico: il Lago dei Cigni. Un
incanto, questa è la parola chiave.
Trentadue
ballerini, tre atti, due ore e più di volteggi, pirouettes con doppi giri en
attitude e tours fouettè finali da far girare la testa. Lei, la prima ballerina
Anastasia Kolegova, cigno bianco e cigno nero, è stata immensa. Perfezione
russa.
Tutte
le bambine dovrebbero essere iniziate alla danza, quella classica. E se un
giorno avrò una figlia la intorterò con la storia del tutù e delle punte, che
poi magari non indosserà mai perché si stuferà prima di tutta quella
disciplina. Oppure, chissà, diventerà la nuova Anastasia.
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