lunedì 10 dicembre 2012

VENI, VIDI, VICI




Se c’è una cosa che a Viterbo manca è l’iniziativa. Se c’è un negozio che, invece, di idee e iniziative ce l’avrebbe in quantità industriale quello è PopStore. Per chi non vive su questo pianeta, PopStore è una piccola boutique che si trova in via Saffi ed è gestita da due ragazze molto COOL, con l’aggiunta di una terza che porta alla piccola Colette della Tuscia una ventata di freschezza di oltre manica.
L’ultima iniziativa di PopStore in ordine di tempo è stata sfruttare Facebook per un FASHION CONTEST.

Poche regole:
Vai in negozio.
Scegli un outfit.
Ti fai fotografare.
La foto viene postata su Facebook.
Chi riceve più Like vince.
E IO VINSI.



Che poi i voti siano stati più o meno spontanei WHO CARES?
Che cosa ho vinto? La vetrina con il mio outfit e la mia foto e il 50% di sconto. 

C’è da dire che tutte le ragazze che hanno partecipato hanno scelto look strepitosi. E ogni scatto è stato poi trasformato in una POST CARD che ognuna delle partecipanti può andare a ritirare in negozio. 
ECCOLE !















lunedì 29 ottobre 2012

Post fotografico: Margiela Dreamin'



Senza troppi giri di parole, senza background perchè chi non conosce Margiela non se lo merita.
Solo foto.
Ecco i miei must have della nuova sfida H&M, in store il prossimo 15 novembre.

                BORSETTA A CARAMELLA 49,95 euro




                     ABITO, 149 euro



            DECOLLETE CON TACCO IN PLEXI, 199 euro


& MENSWEAR...


                     GIACCA, 129 euro



                      MAGLIONE, 99 euro





giovedì 27 settembre 2012

My 1° Christmas Wish list




Natale è vicino, le collezioni in store e le idee più che chiare: Babbo Natale, se ci sei, inizia a darti da fare che 
la lista è lunga. E, soprattutto, questa è solo la 1°..



Gennarino – Cioè, scherziamo? Mi sa che solo io & la mia amica – naturalmente fashion blogger - Zimo ancora non lo abbiamo trovato. Moschino datti una mossa perché il mio Iphone ha bisogno di un vestito nuovo.







Benedetta Bruzziches bag – Una Carmen per l’esattezza. Ma, a pensarci bene, aggiungo anche un modello Cabaret, possibilmente color argento.






    
  

 “It’s your song, Gianni Versace e Antonio d’Amico quindici anni di vita insieme” – La pigrizia di ordinarlo su Amazon mi impedisce di averlo. E’urgente questo, speriamo mi legga anche Sant’Andrea.





       
   

Decolletes sling back Rockstud Noir di Valentino – Serve sempre una scarpa nera, cavolo! E come fai poi a non prendere anche la pochette? 










Gangster Briefcase Lanvin – Non posso proprio farne a meno, dove dovrei metterli altrimenti il blocco per prendere appunti, la penna, l’Ipad e il necessaire?







Un cane & due nuovi pesci rossi – Possibilmente pesci che sopravvivano per più di due giorni. E possibilmente un carlino affettuoso e pigro come la padrona, da chiamare Tonino o Agamennone.








Dress Oscar de la Renta – E’ tornato di moda il matrimonio, ti pare che il prossimo anno non ne abbia almeno uno? Andiamoci con un signor vestito allora!









Un viaggio – Uno di quelli che ho sempre sognato, che sia in Cina, in Giappone, in Argentina o in Brasile. 










Abbonamento Harper’s Bazar 2012/2013 – Per i dettagli dell’abbonamento basta fare una telefonata a Rinal, lui sì che me l’ha regalato..









Un vestito firmato Caterina Gatta – Amo le sue collezioni e odio non averci pensato io a diventare famosa sfruttando le stampe vintage.






Un tostapane – Anche piccolo, ma che poi non puzzi di bruciato per tre giorni. 






E infine, dulcis in fundo ma solo per ora, un'ultima richiesta:



TEMPO per scrivere più post nel mio blog
TEMPO per telefonare di più alle amiche
TEMPO per non avere più scuse per la palestra
TEMPO per provare ricette
TEMPO per le mie ricerche
TEMPO per lavorare meglio
TEMPO per finire di guardare un film
TEMPO per finire un libro
TEMPO per evitare la ceretta all'alba
TEMPO per sistemare l'armadio
TEMPO per tutto ma alla fine sono FELICE



mercoledì 19 settembre 2012

Quando il Low Cost NON è sinonimo di Style



Tutte vestono low cost.
Tutte parlano dei negozi low cost.
Tutte sono fan del low cost.
Ok. Ci sto. In parte.

Ma più che prendere una brutta piega, il fenomeno è diventato una piaga. Risparmiare fa bene alla salute e al portafoglio, sai che novità, ma se c’è una cosa su cui invece si dovrebbe investire sempre di più è la PERSONALITA’, care mie.  
A vestire low cost si corre il rischio di vestire tutte uguali. Ma lo stile, au contraire, non dovrebbe ammettere distinzioni? Non voglio fare di tutta un’erba un fascio, sia mai, chi di noi oggi non compra low cost, tuttavia, un esempio: se costano meno di 15 euro e rispondono a dettami della moda(molto)relativamente attuale(con un margine, almeno almeno, di 14 mesi circa) come la stampa bicolor stile azteco, non vi viene il dubbio che il fottuto mondo intero abbia acquistato quel paio di leggins da Tezenis? (pardon per il periodo molto articolato)

Ma la gente, mi chiedo, non si guarda in giro? O meglio, non s’informa? Forse no, eppure tutte fan sfegatate di Carrie Bradshaw, copertine sul diario di Facebook che manco fosse stata girata due giorni fa la serie, aforismi triti e ritriti di Coco Chanel che, porco cane, se da lassù se ne accorge si maledice, tutte fashion blogger e poi? Tutte uguali, pensando di aver fatto l’affare del secolo comprando una borsa secchiello in eco pelle a meno di 30 euro. Bah.

MIX&MATCH- Sì, il termine ce lo ha insegnato ventimila anni fa il gioco Gira la Moda, ma mettiamolo in pratica una buona volta!E con criterio, che non significa MASCHERARSI. Ci sono capi a cui il low cost non arriverà mai, fatevene una ragione, e sarebbe bello che i soldi buttati per comprare 114 maxi pull a 19,99 euro l’uno di pelo di coniglio nano, perché non ditemi che può essere chiamata lana, fossero investiti per qualcosa di più costruttivo.
Non vi hanno detto da piccole che certi accessori si lasciano in eredità? E se indossate un vintage di vostra madre non vi viene subito pensato che “Prima i vestiti li facevano come Cristo comanda”?

Andare da H&M e da Zara, per quanto conveniente (e poi e poi, ormai, da Zara) non è una mossa così strategica. Scovare sul web il sito di nicchia che, mi pare ovvio, non troverete mai pubblicato su Glamour, girare per outlet in cerca di edizioni limitate o prezzi stracciati, comprare il Nécessaire: questi sono AFFARI, anche in tempi di crisi.


Sì al low cost ma con la spia ON accesa sull’emisfero destro del cervello allora, ricordare il proverbio “Chi più spende meno spende” e sì a un bel salvadanaio per comprare una borsa sensata invece dell’ennesimo foulard a 4,99 euro!

Bisou
Flavia la saggia



giovedì 9 agosto 2012

Post #30 alla soglia delle 30 candeline


Mancano 15 giorni esatti e poi “tanti auguri a me”.
Quest’anno sono 30. Numero tondo, pari (odio i numeri pari) e che si lascia alle spalle il 2. Il 2 di 20, 21 e così via. Che succederà? Come festeggerai? Ti sentirai vecchia? Che ansia, vedremo. 
Ma se non posso prevedere il futuro, tranne che il fatto che il giorno del mio compleanno lo passerò ancorata a questa scrivania, posso però constatare il presente e il passato


Il presente è questo: sto in ufficio, lavorerò fino a sabato 11 agosto compreso e poi finalmente me ne andrò al mare. Sono stanca ma anche felice. Felice di fare questo mestiere, di scrivere per vivere & di vivere per scrivere. Questa è un’arte che non si impara, è un talento che viene al mondo con te insieme ai capelli, al naso e alla bocca. Non sono presuntuosa, è così, come per i pittori, i ballerini, i poeti e i musicisti. Presenti sono anche gli amici di una vita, quelli con cui andavi in due senza casco a quattordici anni e quelli a cui non vedi l’ora di telefonare per raccontare una cosa bella. Presenti anche i nuovi di amici, quelli che in poco tempo ti hanno conquistato.


Il passato di trent’anni, invece, non si può descrivere in mille battute. “E’ un passato remoto, ormai”, direbbero gli stronzi che magari ne hanno compiuti 28 di anni. Sono certa, però, che in 10mila e 935 giorni ho fatto tante cazzate ma anche tante cose belle che non tutti possono dire di aver fatto. Ho viaggiato per mezzo mondo, ho amato, ho cambiato parere ma su altri punti sono rimasta fedele, sono cresciuta ma a volte sono anche tornata indietro, ho dato fiducia e poi l’ho tolta, ho imparato a condividere tutto ma anche a tenere per me, ho letto centinaia di libri, ho perso la bussola e ogni tanto l'ho ritrovata, ma poi mi è risfuggita, ho preso una strada e poi l’ho abbandonata per qualcosa che credevo migliore, ho fatto tanti, tantissimi errori ma poi li ho sempre pagati e soprattutto non ho mai perso la dignità (che non è poco), mi sono tuffata di testa in una novità quando prima ci pensavo un’eternità, ho fatto traslochi continui, di case e di pensieri, ho vissuto in un’altra città e ho creato da sola questo blog. 

Cosa significa allora sentirsi vecchi? Significa forse aver esperienza? Beh allora no, non mi ci sento, perché mancano ancora troppi tasselli e se fino ad ora ho fatto 10 e sbagliato 8 significa che ancora devo capirli certi meccanismi. Perciò, no, non mi sento vecchia, anzi.




Per la cronaca, anche se non c’entra niente, dal mio primo post scritto a febbraio oltre 4mila persone hanno visitato questo blog. Che dire? Grazie.










martedì 24 luglio 2012

Nati con la camicia
(una qualsiasi, stanno da paura comunque)



Lei è indubbiamente la più chic di Viterbo.
Lui, invece, è il #1.



Si sono presentati così venerdì sera, sembravano usciti da Vogue. Una macchia di colore, una ventata di stile dopo una settimana grigia. Calda, ma grigia. E peccato che The Sartorialist non fosse nei paraggi, ma mi sa che non bazzica tanto nella Tuscia.



Mi è stato rimproverato di aver dato spazio solo ai ventenni fino ad ora. Che se lo meritavano, per carità, ma sempre e solo giovanissimi. E invece stavolta tocca a loro, agli over 30. Ma generalizzare non è nel mio stile, ecco perché, come si suol dire, li ho scelti nel mazzo. Gli over 30 di oggi sono Giulia B. e Andrea R., gente che la classe ce l'ha nel dna. Gente che non sa neanche cosa siano le cadute di stile, che è sempre perfetta sia in low cost che in expensive. Gente che era figa anche quando andavano di moda le spalline o i maxi pull di Iceberg, per capirci. 



Fate conto che lei, Giulia, riesce ad essere al top anche con la tuta. Che a vestirla sia Zara, come in queste foto, o Trussardi fa sempre la sua figura. E se dovessi associarla ad una parola, questa non potrebbe che essere FINEZZA.



Fate conto che lui, Andrea-per gli amici-Rinal, invece, è l’opposto di Giulia. Anche lui non sbaglia un outfit e se vi serve un consiglio per l’abito giusto fategli uno squillo (sempre che troviate libero), ma la parola che ho scelto per lui è IMPREVEDIBILE. Se un giorno lo beccate in un Gucci su misura, il giorno dopo lo potreste trovare con una stampa Happiness a stelle e strisce. Sì, quella della foto.

With LoVe,
F.







giovedì 19 luglio 2012

Non amate il balletto? Peggio per voi




Silenzio in sala. Concentratevi. Parte la musica.




Ecco. Vi siete emozionati?
Certo, vederlo dal vivo e sentire le punte scricchiolare sul palco fa tutto un altro effetto. E ieri sera era proprio la serata adatta. Non al Bolshoi, non all’Hermitage, proprio qui, a Viterbo, a due passi da casa. In scena, sotto la loggia di Palazzo papale, proprio loro, la Compagnia del Balletto di San Pietroburgo, che ha danzato di fronte a cinquecento persone, all’aperto, nell’ambito del TusciaOpera Festival. Un classico: il Lago dei Cigni. Un incanto, questa è la parola chiave.


Trentadue ballerini, tre atti, due ore e più di volteggi, pirouettes con doppi giri en attitude e tours fouettè finali da far girare la testa. Lei, la prima ballerina Anastasia Kolegova, cigno bianco e cigno nero, è stata immensa. Perfezione russa. 


Tutte le bambine dovrebbero essere iniziate alla danza, quella classica. E se un giorno avrò una figlia la intorterò con la storia del tutù e delle punte, che poi magari non indosserà mai perché si stuferà prima di tutta quella disciplina. Oppure, chissà, diventerà la nuova Anastasia.  










venerdì 13 luglio 2012

Ciao Gianni-icona-Versace



“Con la morte di Gianni Versace l’Italia e il mondo perdono lo stilista che ha liberato la moda dal conformismo, regalandole la fantasia e la creatività”.
Ipse dixit l’amico Franco Zeffirelli.


L’OMICIDIO - E’ il 15 luglio del 1997 quando Gianni cade a terra sulla scalinata dell’ingresso di Casa Casuarina, a Miami, colpito prima alla nuca e poi al viso quando era già terra. E' morto poche ore dopo al Jackson Memorial Hospital. Aveva 50 anni. Un’esecuzione vera e propria che la polizia attribuì al venticinquenne filippino Andrew Phillip Cunanan, gay, forse marchetta di lusso, forse killer professionista, forse assassino di altre quattro persone, che si suicidò otto giorni dopo perché la polizia aveva scoperto il suo nascondiglio. L’omicidio di Versace è stato inserito dal Time nella classifica dei “Venticinque maggiori crimini del secolo”.


IL FUNERALE - Al Duomo di Milano, fu impedito che venisse nominato nella funzione il compagno Antonio d’Amico. Donatella disse al Corriere della Sera che erano state le autorità ecclesiastiche a mettere il veto. E Antonio, infatti, quel giorno stava in un angolo, con la bocca cucita, senza poter dire nemmeno una parola in ricordo del compagno di una vita, con cui viveva in simbiosi dal 1982. Elton John dichiarò: “Una Messa ingessata,il prete volle controllare anche i testi dei salmi che avremmo voluto cantare io e Sting. Fu un’esperienza orribile”.


L’EREDITA’ – Un capitolo forte. Il testamento olografo redatto nel 1996 annullò quello del 1990. Il ’96 era stato anno particolare: Gianni aveva vinto la sfida con un tumore e era tornato a lavorare con più entusiasmo di prima. E’la sua “Little Princess” Allegra, la figlia di sua sorella Donatella e del modello Paul Beck, ad ereditare il 50% dell’impero della Medusa. Aveva 11 anni all’epoca. Aveva assistito al primo defilè quando aveva pochi giorni di vita, aveva sfilato per la prima volta a otto anni e andava in vacanza con Naomi Campbell. Zio Gianni la definiva “Il futuro della nostra dinastia”. La adorava. Fece anche confezionare da Hermès una Kelly in miniatura, solo per lei, uno dei tanti regali costosissimi. Ad Allegra è andata la metà delle azioni Versace, a sua madre Donatella il 20% e all’altro zio, Santo, il 30%. Tagliati fuori i due figli di Santo, Gianni aveva nominato nel testamento anche il suo compagno Antonio e il fratello minore di Allegra, Daniel, che all’epoca aveva otto anni. Al primo lascia un assegno mensile di 50 milioni di lire e il diritto di vivere nelle case di Milano, Miami e New York. Al secondo numerose opere d’arte di grande valore, tra cui spiccano quadri di Leger e di Picasso.



Allegra, spente le diciotto candeline posizionate sulle diciotto torte durante la sua mega festa all’Alcatraz, è entrata in possesso delle quote. Ma è a venticinque anni che si convince a partecipare attivamente nel Cda. “Me lo ha chiesto mamma”, dirà.


ANTONIO D’AMICO – “Donatella non mi ha mai amato, neppure negli anni in cui sono stato con Gianni e mi piacerebbe che Allegra, per cui ero zio Antonio, un giorno mi facesse una telefonata”. Per i dissapori con la famiglia Versace ha rinunciato a una parte dell’eredità, è stato allontanato dalla Maison e ancora non crede alla storia del mitomane identificato come autore dell’omicidio: “L’indagine è stata chiusa troppo in fretta". Ha un nuovo compagno (da sette anni), Alberto, che ogni tanto chiama “Gianni” per errore e una nuova vita. Ha passato momenti difficili,la depressione lo aveva portato a tentare anche il suicidio, nel 2002, con un cocktail di tranquillanti. Ma Gianni rimane comunque un pensiero fisso.



Sono passati già quindici anni dal giorno della sua morte. Ma il mondo della moda non se ne fa ancora una ragione.Gianni resterà nella storia, per sempre. Uno stilista con il suo estro lo devono ancora inventare.
Rip, Gianni-icona-Versace.