lunedì 3 marzo 2014

Oscar 2014, Lupita superstar




E’ la notte più glamour di Los Angeles, dove sul red carpet sfila davvero “La grande bellezza”. Tanto nero, colori neutri e un’esplosione di cristalli, l’86esima edizione degli Oscar è stata definita una di quelle con il più alto tasso di eleganza. Ma non per tutte.

Facciamola breve: delusione Anne Hathaway in Gucci, in passato aveva fatto di meglio. Atelier Versace sprecato per Lady Gaga, molto meglio il Versace scelto da Kate Hudson in satin avorio. 




Bellissima ma ripetitiva Cate Blanchett, con un abito cipria tempestato di petali di Armani. Sempre in cipria ma decisamente più glamour Camila Alves, compagna di Matthew McCounaghey. Bella ma sottotono Jessica Biel in Chanel Couture. La più brillante? Angelina Jolie in Elie Saab.






Poco colore a dispetto del nero, si diceva. La scelta più azzeccata è quella di Viola Davis in un fantastico verde Escada. Delude un po’ Julia Roberts con un Givenchy un po’ troppo costruito. Splendida e sinuosa Sandra Bullock che sceglie il blu elegante firmato Alexander Mc Queen.




Ma l’Oscar per il miglior outfit, oltre a quello ricevuto come miglior attrice non protagonista per il ruolo in “12 anni schiavo”, va a Lupita Nyong’o con un magnifico abito di Prada color azzurro cielo.



Foto: grazia.it

giovedì 28 novembre 2013

Dear Santa...




Manca meno di un mese a Natale. In attesa di fare l’albero ecco una Christmas wish list di tutto rispetto.
E siccome sognare non costa nulla, conviene farlo in grande. 


                     (GIVENCHY - Pochette)

(CHLOE' - Tracolla)

(EK THONGPRASERT - Collana automobile)

(LANVIN - Sneakers in shearling)

(MARC JACOBS - Bikers)

(SYLVIA TOLEDANO - Orecchini Candies)

(EUGENIA KIM - Frontino)

(A.P.C. - Maglia)


(MARC BY MARC JACOBS - porta iPad)

(STELLA JEAN - cappotto)


(RODARTE - orecchini)


(MISSONI - cappello)

(VENESSA ARIZAGA - collana)
















venerdì 8 novembre 2013

Dietro un grande uomo c’è sempre…qualcuno
Seconda puntata: Pierre Bergé

Secondo imperdibile appuntamento sui numeri due delle più grandi case di moda. Ci ho ragionato, non è che poi definirli numeri due sia così appropriato, a me che so di chi sto scrivendo sembra riduttivo, eppure ho l’impressione che il protagonista di oggi sia per la maggiorparte un vero e proprio sconosciuto.

PIERRE BERGE



Se dico Pierre Bergé gli sguardi si abbassano (se fossimo a scuola improvvisamente si cercherebbe qualcosa nello zaino o sotto al banco), ma se dico Yves Saint Laurent i sorrisi d’intendimento si sprecano. Beh, sappiate che Yves non sarebbe stato nessuno senza Pierre e, cosa non da poco, oggi il patrimonio di Saint Laurent sarebbe andato perso se non ci fosse stato Bergé, uomo tutto d’un pezzo, elegante, mai eccessivo.
Ma partiamo dal principio. Intanto va detto che P., classe 1930, oltre aver cofondato nel 1961 la celebre casa di moda con Y., è un grande imprenditore, collezionista, autore di diversi libri,ambasciatore dell’Unesco e un uomo politicamente impegnato. Ed è stato anche Presidente dell’Opera di Parigi oltre che della Fondazione intitolata allo stilista.



Inutile dire che i due sono stati più che soci. Il loro amore è iniziato nei primi anni sessanta ed è finito “amichevolmente” nel 1976. Ma sono rimasti amici e partner negli affari per tutta la vita. Per mezzo secolo, fino alla morte di Y. nel 2008. S’incontrano nel 1958, a Parigi, Y. lavorava da Dior ma poi partì per il servizio militare. Al suo ritorno era già stato sostituito e P. lo convinse ad aprire una propria maison. E così il marchio Yves Saint Laurent diventò più celebre di Giovanna d’Arco. Fino al 2002 quando Y., per via delle sue precarie condizioni di salute, della depressione e delle continue critiche al suo operato si ritirò dalle scene e nel 2008 Y. morì. Ma perché Yves ha lasciato la moda? “Perché questo mestiere oggi non vuol fire più niente –ha spegato Bergè. Oggi è un lavoro venduto, commerciale, servile: non c’è più l’integrità di un tempo, i gruppi finanziari hanno comprato la moda. La moda era diventata qualcosa dove lui non aveva più posto: sarebbe stato considerato superato e non bisognava arrivare a questo. Ho visto troppa gente che non ha mai saputo lasciare e poi ha finito per rovinarsi”.(Da La Stampa, 10 marzo 2010).  


L’anno successivo alla morte di Saint Laurent, P. mette all’asta il grosso delle collezioni di opere d’arte accumulate col compagno per un totale d’incassi di 374 milioni di euro. “Sapevo che Yves non sarebbe stato capace di vendere. Sapevo anche di andare forse contro la sua volontà, ma ho deciso di vendere perché non avevo più posto e non mi interessava avere la collezione senza di lui”. 




            (Un momento del funerale di Saint Laurent)

Sono stati scritti tanti libri sulla vita e le opere di Yves, libri che Pierre non ha mai voluto leggere. Ma sei mesi dopo la sua morte ha sentito il bisogno di scrivergli delle lettere (“Lettres à Yves”, edito da Gallimard). “Quando si perde qualcuno di molto caro, non si può più dirgli ‘Hai visto quello’ o ‘Ti devo raccontare quest’altro’. In questo modo ho potuto parlargli ancora di me, raccontargli ciò che penso, dirgli cose piacevoli o meno piacevoli”. Un epistolario sui generis dato che il destinatario non c’è più che racconta della fragilità ma anche del genio, degli eccessi ma anche del talento dell’inventore del pret à porter che ha adattato al corpo della donna gli abiti di taglio maschile. Lettere che sono il resoconto di un’assenza che copre poco più di un anno a partire dal quel 1° giugno 2008, giorno della scomparsa di Y. 



Un ricordo commovente che Bergè ha voluto imprimere anche su pellicola. Dopo il docu-film “L’Amor fou” (L’Amore folle)diretto da Pierre Thoretton, è in uscita un nuovo film dal titolo “Yves Saint Laurent” realizzato dal giovane regista Jalil Lespert con Pierre Niney nel ruolo del couturier e Guillaume Gallienne in quello di Bergè che, va detto, ha lavorato alla realizzazione del film con molto entusiasmo. Il progetto si profila ambizioso e molto glamour, tutto giocato sul racconto del sodalizio e della passione dei due.

“Mi ricordo la tua prima collezione sotto il tuo nome e le lacrime alla fine. Poi gli anni passarono. Oh, come sono passati in fretta. Il divorzio era inevitabile, ma l’amore non ha mai smesso.

Non so come dire addio, perché non riesco mai a lasciare. Non riusciremo mai a guardare un tramonto di nuovo insieme. Non riusciremo mai a condividere le emozioni insieme, Non riusciremo mai a condividere le emozioni insieme prima di un dipinto nuovo.

Un giorno mi unirò a Voi sotto le palme del Marocco. Voglio raccontarvi la mia ammirazione, il mio profondo rispetto e il mio amore”.

Bergé al funerale di Saint Laurent


lunedì 21 ottobre 2013

Dietro a un grande uomo c’è sempre… qualcuno
Prima puntata: GIANCARLO GIAMMETTI

Nomi altisonanti, evocativi, storici come Valentino, Yves Saint Laurent, Gianni Versace e via dicendo, oggi non avrebbero lo stesso fascino se dietro le quinte non ci fosse stato qualcun altro, “un numero due”, "un sostegno" sempre pronto e scattante.

Sto parlando di personaggi che spesso rimangono nell’ombra, che sono sconosciuti ai più e che si meritano di essere citati un po’più spesso. A loro dedico questa serie di post.

GIANCARLO GIAMMETTI



Prima amico poi amante poi socio di “The the Last Emperor”, la leggenda vivente Valentino Garavani. Se V. è l’artista, G. è lo stratega. Quando V. si ritira dalle scene, nel 2008, G. realizza un archivio digitale della sua casa di moda, il progetto Valentino Garavani Archives, 10mila disegni e 120mila pagine di giornale e foto storiche di clienti storici scattate da fotografi storici.



Partner artistico, d’affari e di vita. Gli amici dicono di loro che G. è il cervello, V. il talento. Cervello sì, ma anche cuore. E’ riservato G., ed esce dall’ombra del compagno solo nel 2004 quando in un’intervista a Vanity Fair America ammette di esser stato per 12 anni l’amante di V. La confessione è racchiusa in 18 pagine di servizio che il giornale americano dedica alla Maison Valentino nel numero di agosto. Solo dodici anni di relazione per un rapporto che dura da sessant’anni di cui rimane “Un amore fraterno adesso, un rapporto che non ha più niente di sessuale. Eppure è rimasto un grande amore, antico, di sopravvivenza. (dal Corriere della Sera, 7 luglio 2004).




Come spiega in un libro autobiografico di prossima uscita, “Private”, G. ha conosciuto V. negli anni 60, in al Café de Paris di Roma, poi la decisione di abbandonare gli studi di Architettura per lanciarsi nell’avventura professionale dello stilista. “Private” parte dall’ infanzia romana di Giammetti, poi si concentra sul rapporto tra lui e Valentino attraverso interviste, diari, immagini e ricordi catalogati in oltre 60 anni di sodalizio. Il libro è stato presentato proprio qualche giorno fa al Claridge’s Hotel di Londra. All’evento hanno partecipato, oltre all’autore e al couturier, anche Tom Ford, Suzy Menkes, Joan Collins e Richard Buckley.





“I never considered myself a photographer, nor did I want to turn my hobby into a career. I simply wanted to remember everything”. G.G.

“Private” sarà disponibile i primi di novembre al prezzo di 250 dollari circa.






giovedì 26 settembre 2013

Flash post-MilanoFashionWeek


Finita la Milano Fashion Week i riflettori sono tutti puntati su Parigi. Ma anche fosse Londra o New York niente sarebbe più attuale di questa considerazione evidenziata in rosa qui sotto.




Così, tanto per dire che a volte sarebbe bello tornare indietro..

giovedì 8 agosto 2013

Via PopStore numero 94, 01100 Viterbo




Io gli addii non li sopporto. Proprio non ce la faccio. E non solo quelli alle persone, ma anche quelli ai luoghi e alle cose. E allora gli addii li faccio a modo mio, qui.
Proprio in questi giorni a Viterbo ha abbassato la saracinesca un negozio delizioso. Che poi proprio un negozio non lo è mai stato, ecco perché non tutti lo capivano. Si chiama PopStore e, come ho detto due righe fa, è molto più Pop che Store.

Che vende? Vestiti, scarpe, borse e accessori. E allora, direte, “di che stiamo parlando? Chiudono decine di negozi al minuto ormai…”. Ma qui, è vero, si vendono capi di abbigliamento, ma più che altro si regala una ventata di freschezza. Non voglio dilungarmi sui vestiti favolosi, le marche di nicchia che a Viterbo non si erano mai viste e tutti questi argomenti scritti e riscritti per cui non vale la pena neanche consumare la tastiera. Voglio invece scrivere di chi stava dietro alla cassa e che più che aprire ogni mattina e star lì a cercar di far soldi come tutti – che per carità, non c’è niente di male – ci mette il cuore e una ne pensa e cento ne fa.




Il segreto di quel piccolo spazio al civico 94 di via Saffi è sempre stato il sapersi rinnovare, dentro e fuori. E allora il più delle volte funziona così: tu entri con l’intenzione di provare un abito e invece ti ritrovi a giocare a vestiti per ore e ore. E poi ti fissi su quella libreria bianca che si trova entrando a destra dove troneggiano borse, collane e bracciali, biancheria intima, libri, soprammobili strani. E poi, ancora, vai a fumarti una sigaretta di fuori con loro e intanto si sono fatte le 13,40, la via è deserta e tu – e loro – dovresti già essere a casa a pranzo.

PopStore è stato il primo – e l’unico – a Viterbo a credere nelle potenzialità di Benedetta Bruzziches quando ancora non era così famosa; è stato il primo – e l’unico – a Viterbo ad organizzare un fashion photo look contest; è stato il primo – e l’unico – a Viterbo ad unire la psicologia ai vestiti.




E’ e sempre sarà il primo. E tanto per battere tutti sul tempo come al solito, chiude, sì, a Viterbo, ma riapre. Dove? A Parigi. A me dispiace, e tanto, ma so che anche questo fa parte del loro gioco preferito, sperimentare, e quindi le stimo. E molto.

Per la cronaca, dato che il fashion photo look contest l’ho vinto io, mi sono presa la licenza poetica di scrivere il mio addio tutto al presente, mai al passato. E sempre per la cronaca, la foto cartolina del mio look PopStore è e sempre resterà attaccata sul mio frigorifero.


<3.


lunedì 1 luglio 2013

I quattro cavalieri dell'Apocalisse




1992, Prima edizione di Convivio.
Da sinistra, Gianni Versace, Valentino, Giorgio Armani e Gianfranco Ferré.

Inginocchiatevi e ripetete con me:

“Dio dell’Haute Couture,
mi pento e mi dolgo di tutti i miei peccati,
perché comprando da H&M ho meritato i tuoi castighi
e molto più perchè ho offeso Te,
infinitamente superiore e degno di essere amato sopra ogni cosa.
Propongo col Tuo santo aiuto di non offenderti mai più
e di fuggire di fronte all’entrata di Zara.
Signore, misericordia, perdonami”.

Amen.