Secondo imperdibile appuntamento sui numeri due delle più grandi case di moda. Ci ho ragionato, non è che poi definirli numeri due sia così appropriato, a me che so di chi sto scrivendo sembra riduttivo, eppure ho l’impressione che il protagonista di oggi sia per la maggiorparte un vero e proprio sconosciuto.
PIERRE BERGE
Se dico Pierre Bergé gli sguardi si abbassano (se fossimo a scuola improvvisamente si cercherebbe qualcosa nello zaino o sotto al banco), ma se dico Yves Saint Laurent i sorrisi d’intendimento si sprecano. Beh, sappiate che Yves non sarebbe stato nessuno senza Pierre e, cosa non da poco, oggi il patrimonio di Saint Laurent sarebbe andato perso se non ci fosse stato Bergé, uomo tutto d’un pezzo, elegante, mai eccessivo.
Ma partiamo dal principio. Intanto va detto che P., classe 1930, oltre aver cofondato nel 1961 la celebre casa di moda con Y., è un grande imprenditore, collezionista, autore di diversi libri,ambasciatore dell’Unesco e un uomo politicamente impegnato. Ed è stato anche Presidente dell’Opera di Parigi oltre che della Fondazione intitolata allo stilista.
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Inutile dire che i due sono stati più che soci. Il loro amore è iniziato nei primi anni sessanta ed è finito “amichevolmente” nel 1976. Ma sono rimasti amici e partner negli affari per tutta la vita. Per mezzo secolo, fino alla morte di Y. nel 2008. S’incontrano nel 1958, a Parigi, Y. lavorava da Dior ma poi partì per il servizio militare. Al suo ritorno era già stato sostituito e P. lo convinse ad aprire una propria maison. E così il marchio Yves Saint Laurent diventò più celebre di Giovanna d’Arco. Fino al 2002 quando Y., per via delle sue precarie condizioni di salute, della depressione e delle continue critiche al suo operato si ritirò dalle scene e nel 2008 Y. morì. Ma perché Yves ha lasciato la moda? “Perché questo mestiere oggi non vuol fire più niente –ha spegato Bergè. Oggi è un lavoro venduto, commerciale, servile: non c’è più l’integrità di un tempo, i gruppi finanziari hanno comprato la moda. La moda era diventata qualcosa dove lui non aveva più posto: sarebbe stato considerato superato e non bisognava arrivare a questo. Ho visto troppa gente che non ha mai saputo lasciare e poi ha finito per rovinarsi”.(Da La Stampa, 10 marzo 2010).
L’anno successivo alla morte di Saint Laurent, P. mette all’asta il grosso delle collezioni di opere d’arte accumulate col compagno per un totale d’incassi di 374 milioni di euro. “Sapevo che Yves non sarebbe stato capace di vendere. Sapevo anche di andare forse contro la sua volontà, ma ho deciso di vendere perché non avevo più posto e non mi interessava avere la collezione senza di lui”.
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(Un momento del funerale di Saint Laurent)
Sono stati scritti tanti libri sulla vita
e le opere di Yves, libri che Pierre non ha mai voluto leggere. Ma sei mesi
dopo la sua morte ha sentito il bisogno di scrivergli delle lettere (“Lettres à
Yves”, edito da Gallimard). “Quando si perde qualcuno di molto caro, non si può
più dirgli ‘Hai visto quello’ o ‘Ti devo raccontare quest’altro’. In questo
modo ho potuto parlargli ancora di me, raccontargli ciò che penso, dirgli cose
piacevoli o meno piacevoli”. Un epistolario sui generis dato che il destinatario
non c’è più che racconta della fragilità ma anche del genio, degli eccessi ma
anche del talento dell’inventore del pret à porter che ha adattato al corpo
della donna gli abiti di taglio maschile. Lettere che sono il resoconto di
un’assenza che copre poco più di un anno a partire dal quel 1° giugno 2008,
giorno della scomparsa di Y.
Un ricordo commovente che Bergè ha voluto
imprimere anche su pellicola. Dopo il docu-film “L’Amor fou” (L’Amore
folle)diretto da Pierre Thoretton, è in uscita un nuovo film dal titolo “Yves
Saint Laurent” realizzato dal giovane regista Jalil Lespert con Pierre Niney nel
ruolo del couturier e Guillaume Gallienne in quello di Bergè che, va detto, ha
lavorato alla realizzazione del film con molto entusiasmo. Il progetto si
profila ambizioso e molto glamour, tutto giocato sul racconto del sodalizio e
della passione dei due.
“Mi ricordo la tua prima collezione sotto
il tuo nome e le lacrime alla fine. Poi gli anni passarono. Oh, come sono
passati in fretta. Il divorzio era inevitabile, ma l’amore non ha mai smesso.
Non so come dire addio, perché non riesco
mai a lasciare. Non riusciremo mai a guardare un tramonto di nuovo insieme. Non
riusciremo mai a condividere le emozioni insieme, Non riusciremo mai a
condividere le emozioni insieme prima di un dipinto nuovo.
Un giorno mi unirò a Voi sotto le palme
del Marocco. Voglio raccontarvi la mia ammirazione, il mio profondo rispetto e
il mio amore”.
Bergé al funerale di Saint Laurent