Quest’anno sono 30. Numero tondo, pari (odio i numeri pari) e che si lascia alle spalle il 2. Il 2 di 20, 21 e così via. Che succederà? Come festeggerai? Ti sentirai vecchia? Che ansia, vedremo.
Ma se non posso prevedere il futuro, tranne che il fatto che il giorno del mio compleanno lo passerò ancorata a questa scrivania, posso però constatare il presente e il passato.
Il
presente è questo: sto in ufficio, lavorerò fino a sabato 11 agosto compreso e
poi finalmente me ne andrò al mare. Sono stanca ma anche felice. Felice di fare
questo mestiere, di scrivere per vivere & di vivere per scrivere. Questa è
un’arte che non si impara, è un talento che viene al mondo con te insieme ai
capelli, al naso e alla bocca. Non sono presuntuosa, è così, come per i
pittori, i ballerini, i poeti e i musicisti. Presenti sono anche gli amici di
una vita, quelli con cui andavi in due senza casco a quattordici anni e quelli
a cui non vedi l’ora di telefonare per raccontare una cosa bella. Presenti
anche i nuovi di amici, quelli che in poco tempo ti hanno conquistato.
Il passato di trent’anni, invece, non si può descrivere in mille battute. “E’ un passato remoto, ormai”, direbbero gli stronzi che magari ne hanno compiuti 28 di anni. Sono certa, però, che in 10mila e 935 giorni ho fatto tante cazzate ma anche tante cose belle che non tutti possono dire di aver fatto. Ho viaggiato per mezzo mondo, ho amato, ho cambiato parere ma su altri punti sono rimasta fedele, sono cresciuta ma a volte sono anche tornata indietro, ho dato fiducia e poi l’ho tolta, ho imparato a condividere tutto ma anche a tenere per me, ho letto centinaia di libri, ho perso la bussola e ogni tanto l'ho ritrovata, ma poi mi è risfuggita, ho preso una strada e poi l’ho abbandonata per qualcosa che credevo migliore, ho fatto tanti, tantissimi errori ma poi li ho sempre pagati e soprattutto non ho mai perso la dignità (che non è poco), mi sono tuffata di testa in una novità quando prima ci pensavo un’eternità, ho fatto traslochi continui, di case e di pensieri, ho vissuto in un’altra città e ho creato da sola questo blog.
Cosa significa allora sentirsi vecchi? Significa forse aver esperienza? Beh allora no, non mi ci sento, perché mancano ancora troppi tasselli e se fino ad ora ho fatto 10 e sbagliato 8 significa che ancora devo capirli certi meccanismi. Perciò, no, non mi sento vecchia, anzi.
Il passato di trent’anni, invece, non si può descrivere in mille battute. “E’ un passato remoto, ormai”, direbbero gli stronzi che magari ne hanno compiuti 28 di anni. Sono certa, però, che in 10mila e 935 giorni ho fatto tante cazzate ma anche tante cose belle che non tutti possono dire di aver fatto. Ho viaggiato per mezzo mondo, ho amato, ho cambiato parere ma su altri punti sono rimasta fedele, sono cresciuta ma a volte sono anche tornata indietro, ho dato fiducia e poi l’ho tolta, ho imparato a condividere tutto ma anche a tenere per me, ho letto centinaia di libri, ho perso la bussola e ogni tanto l'ho ritrovata, ma poi mi è risfuggita, ho preso una strada e poi l’ho abbandonata per qualcosa che credevo migliore, ho fatto tanti, tantissimi errori ma poi li ho sempre pagati e soprattutto non ho mai perso la dignità (che non è poco), mi sono tuffata di testa in una novità quando prima ci pensavo un’eternità, ho fatto traslochi continui, di case e di pensieri, ho vissuto in un’altra città e ho creato da sola questo blog.
Cosa significa allora sentirsi vecchi? Significa forse aver esperienza? Beh allora no, non mi ci sento, perché mancano ancora troppi tasselli e se fino ad ora ho fatto 10 e sbagliato 8 significa che ancora devo capirli certi meccanismi. Perciò, no, non mi sento vecchia, anzi.
Per
la cronaca, anche se non c’entra niente, dal mio primo post scritto a febbraio oltre 4mila persone
hanno visitato questo blog. Che dire? Grazie.